Quando . . .
Ai tempi “tetri e procellosi” dell’Evo Medio, quando la notte era buia
e infuriava la tempesta, “fin di” lontano a volte si udiva il rado, cadenzato, rincuorante,
rintoccar di una campana, La
Smarrita. Con il suo battito e con
una grande fiaccola accesa sulla loggia il Locandiere usava richiamare chi,
persosi nelle brume della palude sottostante o nel folto dei boschi qui vicini,
cercasse un riparo dalle fiere e dai briganti ma anche la promessa di un
frugale pasto caldo.
Narra
la leggenda che la campana abbia suonato almeno fino al 15 febbraio del 1796, tristo lunedì di Quaresima. Alle tre del mattino di quel giorno, una
violenta scossa di terremoto squassò Arezzo e le sue lande, tanto che si
temette, di lì a poco, la totale distruzione della città. In quell’occasione
pare che la campana si sia incrinata. Da allora la sua divenne una… “voce
fessa”. (matrice di raffronti e di mille aneddoti curiosi ed impertinenti)
La venerazione della miracolosa “Madonna del Conforto” nella Cattedrale di
Arezzo, foriera di salvezza e di speranza, nacque in quell’occasione. Semplice
formella in terracotta, annerita dal fumo, all’epoca si trovava quasi dimentica
nell’angolo di una taverna malfamata. Alla preghiera accorata di una meretrice
devota il volto della Vergine per incanto si illuminò e il terremoto,
all’istante, cessò di flagellare il territorio aretino. In tempi successivi
numerosi ulteriori miracoli sono stati ricondotti alla Sua immagine sacra.
Dove . . .
Su
un colle dominante la Valdichiana aretina,
su un ramo cadetto della via Francigena, appena fuori dal
nobile borgo murato di Lucignano, nei
pressi di un vetusto caseggiato in contrada dei “Carradori”… il “recupero”
virtuoso di una storica magione ha consentito la realizzazione de “LaSmarrita - Antico Alloggio”: poche caratteristiche
unità abitative in un contesto dai toni esclusivi.
Sulla campana, fusa nel 1299 per volere del Potestà di Lucignano Vecchietto Degli Accarigi, era incisa la seguente massima
Audiet
incertus
trepidus
Signa
viator
Gressusque
errato
Corriget
ipse
suos
(il viandante confuso e trepidante
sentirà i miei rintocchi
e da solo potrà correggere
i suoi passi erranti)
Cigolio di ruote,
stridor di ferrei cerchi,
forte ansimar di nari,
il carro lento
del selciato antico
la pietra consuma.
Nel cuor la Meta Santa,
tenacemente,
il pellegrino trepido
calca la via
che monti e valli segna
e che finir non pare mai.
Della sera il calar
il passo affretta
al turbato viandante.
Un rintocco ed un baglior
bramata son la sua chimera…
Poi La Smarrita brilla.
m.p
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